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La storia del cambio automatico nasce negli Stati Uniti d’America, dove si diffonde a partire dagli anni Cinquanta; con l’affinarsi della tecnologia, vengono superati due principali problemi che contraddistinguevano il cambio automatico: la riduzione dell’efficienza energetica e quindi il maggior consumo di carburante.

Il cambio automatico nelle auto prevede l’eliminazione del pedale della frizione, mentre la leva del cambio viene sostituita da un altro selettore con funzioni ridotte: avanti, indietro, parcheggio. Può essere a tre o più rapporti oppure a «variazione continua». Gli ingranaggi sono diversi da quelli delle trasmissioni manuali: vengono utilizzati ruotismi epicicloidali. Il disco della frizione è sostituito da un convertitore di coppia idraulico.

Recentemente la tecnologia del cambio automatico è stata applicata anche al settore delle moto, dalla giapponese Yamaha, con la FJR 1200 all’italianissima Aprilia Mana. In particolare sulla moto della Casa di Noale è presente una trasmissione sequenziale gestita elettronicamente che offre al pilota due diverse opzioni: con la modalità sequenziale il pilota decide autonomamente il regime di cambiata intervenendo sul comando a pedale o sul comando al manubrio.

Un servomeccanismo agisce sulla puleggia principale determinando la cambiata dei sette rapporti. Solo in fase di decelerazione, se il pilota non effettua la cambiata, grazie al cambio semi-sequenziale, il motore scala le marce automaticamente evitando che la soglia minima di giri scenda sotto il limite stabilito. Diversamente, con la modalità “autodrive”, è la gestione elettronica ad occuparsi di tutto, la trasmissione CVT consente in ogni momento di far lavorare il motore al regime di coppia massima enfatizzando la ripresa e l’accelerazione. La modalità Semi-Autodrive consente al pilota di intervenire solo per scalare: un’opzione che si rende utile per effettuare un sorpasso ad un regime di coppia ottimale o per la guida in discesa dove si renda necessario il ricorso al freno motore.

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