Pubblicato da “La Stampa” 18 gennaio 2010

Per buona parte degli anni Novanta il mercato italiano ha rifiutato il cambio automatico e solo nell’ultimo periodo la percentuale di vetture ad esserne equipaggiate ha segnato una ripresa. Per la prima volta l’Italia raggiunge infatti un valore superiore al 10 per cento. Ad avvicinare gli italiani al cambio automatico è stato l’incremento del numero delle marce, fino a 6 e più, e lo sviluppo di sistemi di gestione elettronica sempre più sofisticati.

Nel corso degli ultimi anni l’ingegneria ha lavorato molto per sviluppare anche concetti alternativi di cambi automatici, come la versione meccanico-robotizzata a doppia frizione e il CVT (cambio continuo) a variazione continua e infinitesimale di rapporti. Ambedue fanno parte del ventaglio di opzioni attualmente a disposizione, con il primo che continua ad ampliare la propria diffusione in ragione della estrema funzionalità e versatilità.

Ora è in arrivo un innovativo doppia frizione (nato al Centro Ricerche Fiat di Orbassano) che promette grande efficienza e costi contenuti. Questa tecnologia si pone in alternativa a un concetto attinto dalla Formula 1 e cioè il cambio meccanico classico robotizzato, un brevetto sviluppato da Marelli. Il CVT ha ancora un grande potenziale che non è stato sfruttato, sia perché con gli attuali materiali non è in grado di gestire coppie superiori a 400-420 Nm sia perché la sua immagine è stata appannata da limiti esecutivi iniziali, oggi totalmente superati, e dal fatto che all’inizio degli anni Novanta alla Williams-Renault V10 3500 F1 con cambio CVT venne impedito ingiustamente di scendere in competizione. (fonte: La Stampa)

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